Genomi SARS-CoV-2 per 1000 casi di COVID19. Aggiornamento 31 Marzo.
Pubblicato: 16 April 2021
SARS-CoV-2 è l’agente eziologico (il patogeno che causa la malattia) di COVID-19. Sequenziare il genoma del patogeno consente di studiarne l’evoluzione e individuare nuovi ceppi o nuove varianti del virus. Questo approccio, noto come “sorveglianza genomica”, è la prima linea di difesa contro la diffusione di varianti più pericolose del virus, e allo stesso tempo può fornire indicazioni utile per lo sviluppo di nuovi vaccini o farmaci.
Un sistema di sorveglianza genomica, per essere efficace, richiede che venga sequenziata in maniera sistematica e con campionamento per lo più casuale una proporzione significativa dei genomi dei virus che circolano in un determinato paese/area geografica in un dato intervallo di tempo. Il grafico a barre fornisce esattamente questa informazione, e riporta per ogni singolo paese, per ogni 1000 casi noti alle autorità sanitarie, il numero dei genomi del patogeno che sono stati sequenziati. Il grafico è utile per fornire una panoramica di quanto la sorveglianza genomica sia capillare in diversi paesi.
La figura principale riportata in questo highlight è basata sui dati disponibili al 31 Marzo 2021. Con lo scopo di facilitare il confronto e di monitorare i recenti sviluppi, riportiamo di seguito una figura equivalente basata sui dati disponibili al primo Marzo 2021 (precedente report).
Dal confronto tra le due figure è possibile osservare che, nell’ultimo periodo (dal 01/03 al 31/03), la proporzione di genomi sequenziati rispetto al numero di casi osservati è aumentata in maniera costante, così come il numero di Paesi nel mondo che hanno superato la soglia dei 1000 genomi di SARS-CoV-2 sequenziati globalmente (soglia minima di inclusione nel report). Ciò indica che gli sforzi per monitorare l’evoluzione del patogeno tramite il sequenziamento del genoma sono stati significativamente incrementati sia a livello nazionale che mondiale.
Benché diversi paesi siano ancora lontani dal sequenziare il genoma virale per almeno il 5% dei casi noti di COVID-19, soglia raccomandata da diverse autorità sanitarie, è ragionevole ritenere che questo obiettivo possa essere raggiunto a breve.
I dati sono aggiornati al 31 Marzo 2021.